Poverini!

1 03 2011

Vi inoltro questa news veramente divertente soprattutto per un aspetto particolare che ho evidenziato all’interno del testo:

Il gruppo attribuisce il calo nei sei mesi che ci sono conclusi lo scorso 31 dicembre alla riduzione dei prezzi medi dei videogiochi

Digital Bros ha chiuso il primo semestre dell’anno fiscale lo scorso 31 dicembre facendo registrare entrate pari a 78,2 milioni di euro, in calo del 13,3% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Il Gruppo guidato dai fratelli Galante ha anche fatto registrare un margine operativo lordo negativo per 918 mila euro (contro 3,272 milioni di euro in attivo lo scorso anno) e un utile netto pari a -2,422 milioni di euro (a fronte dell’utile netto in attivo per 290 mila euro registrato lo scorso anno). Con un giro d’affari pari a 57 milioni di euro (73% del fatturato del Gruppo), l’attività di distribuzione è risultata in calo del 9,4% a causa, secondo l’azienda, di un calo nei prezzi medi non sufficientemente controbilanciato dall’incremento dei volumi di vendita. Digital Bros prevede di chiudere l’anno fiscale il prossimo 30 giugno in calo del 10% alla luce di una ripresa del mercato legata al lancio della nuova console 3DS.

Su quell’affermazione si potrebbero elencare storie infinite che, in linea di massima, voi umani non potete neanche immaginare (altro che “navi in fiamme al largo dei bastioni di orione”).

Preso atto che questi signori sono riusciti, negli anni, a farsi ridere in faccia dagli stessi consumatori finali (prima o poi devo recuperare alcune e-mail che giravano ai tempi della distribuzione e traduzione annessa di Baldur’s Gate per PC), avrei urgente bisogno di capire un paio di cose:

  • Prezzi medi calati: dove, come, quando?
  • Detto ciò, ma ai negozianti per anni spennati, sono stati abbassati mai i prezzi di vendita per evitare magari quel magico “….non sufficientemente controbilanciato dall’incremento dei volumi di vendita”?

Resto in attesa di chiarimenti.

Fonte e-duesse.it: Semestrale Digital Bros a -13,3%





Ci Risiamo

4 06 2010

A conferma di ciò che scrissi qualche tempo fa, in relazione allo squilibrio che vige costante in questo settore, non poteva mancare la notizia che la distribuzione della collector’s edition di Mafia 2 verrà garantita a pochi rivenditori selezionati.

Ancora non sono venuto a conoscenza dei nomi dei fortunati vincitori della lotteria (tantomeno i criteri utilizzati per la scelta, ma qualche schifoso presentimento ce l’ho), quale ratio verrà richiesto per l’acquisto di queste, nè quante copie verranno effettivamente distribuite (la madre di tutte le scuse), quello che ancora una volta mi fa sorridere e pensare a tutte quelle limited/collector/zozzerie varie che ogni volta si perdono nei meandri lugubri di un magazzino o tra gli scaffali della GD in attesa che qualche disperato si renda conto che ad oggi, molte volte, non conviene cercare la tanto agognata copia in un negozio specializzato di videogiochi, ma è molto meglio un giretto al media world di turno (o compagni di merende) sperando magari in un bel prezzaccio fuori mercato.

Purtroppo si continua ad insistere con queste politiche di vendita e di supporto a realtà che poco lo meritano (godono già di troppi privilegi) a discapito di quella fetta di mercato che, per ovvie logiche, potrebbe garantire un’uniformità di prezzi, offerta, esposizione e concorrenza che ad oggi sembrano mancare completamente.

Un applauso quindi all’azienda risorta dalle ceneri, viva Cidiverte, viva 2KGames, viva il settore del videogioco!





Meno Uno

19 04 2010

Ho letto da poco il comunicato relativo allo scioglimento del contratto di distribuzione esclusiva tra la Ubisoft e Leader.

Il publisher francese cambierà modello di business per la commercializzazione dei propri prodotti in Italia

Leader e Ubisoft hanno sciolto il contratto di distribuzione esclusiva valido per le realtà non seguite direttamente dal publisher francese in Italia. Ubisoft, attraverso il general manager italiano Ricardo Cones, ha infatti esplicitato la volontà di seguire un business model differente: «Desidero ringraziare il Gruppo Leader per la grande professionalità e l’ottimo lavoro svolto in questi tre anni di proficuo accordo di distribuzione in esclusiva. Ubisoft è una società flessibile e aperta a interpretare tutti i messaggi del mercato e abbiamo deciso di adottare un nuovo modello di business che prevede una distribuzione aperta ai principali protagonisti del settore». Luisa Bixio aggiunge: «Siamo molto soddisfatti del percorso e del lavoro svolto sul mercato fino ad oggi con la filiale italiana del gruppo Ubisoft. Il publisher ha infatti deciso di tornare a una distribuzione aperta, ma i rapporti restano ottimi e di grandissima stima verso il management Italiano».

Fonte: http://www.e-duesse.it

A parte le banali dichiarazioni di facciata, questa è l’ennesima conferma di come il mercato distributivo in Italia stia lentamente cambiando linea. Nel momento in cui i publisher hanno deciso di intervenire sul territorio in modo diretto, si è andata a perdere la necessità di stipulare contratti di esclusiva con aziende che, fino ieri, rappresentavano l’unico vero canale di vendita verso quelle piccole/medie realtà che sono ancora oggi il cuore del mercato retail (in GD cambia poco o nulla).

Avevo previsto questo cambiamento già due anni fa (non sono un veggente, era ed è opinione di tutti) e, da una parte, non posso che rallegrarmi di questo. Le politiche fino ad oggi adottate dai vari distributori sono state a dir poco imbarazzanti e potersi sbarazzare di canvass e obblighi d’acquisto vari non può che giovare a tutta l’industria di settore.

Certo, sarà necessario allo stesso tempo monitorare le politiche di vendita che i publisher adotteranno e che in parte hanno già iniziato a fare, allo stesso tempo è inevitabile che una sub-distribuzione, seppur non esclusiva, dei prodotti si renderà ugualmente necessaria a causa della enorme frammentazione di mercato che da sempre rappresenta il nostro paese.

Conoscendo molte delle persone che siedono dietro le varie scrivanie, non mi sento così ottimista, ma ammetto che qualche timido passo finalmente è stato fatto.





Il Potere Delle Idee (E Dei Soldi)

31 03 2010

A molti potrà sembrare strano mentre ad alcuni no (pochi fortunati), ma i prodotti di merchandising che affollano il mercato videoludico oggi sono figli di idee nate diversi anni fa dalle menti e dalla passione di persone che questo settore lo hanno praticamente creato.

Non è una novità, lo so, le idee nascono sempre dal basso per poi essere, inevitabilmente, rubate o copiate da chi ritiene di avere più potere economico e di vendita. La lotta odierna a colpi di distribuzioni più o meno ufficiali di accessori e gadget non sono altro che conseguenze di accerchiamenti attuati da parte di gruppi o aziende che, in mancanza di idee (questo avviene sì e no 365 giorni l’anno), non trovano altra scelta che seguire l’onda generata da altri o far credere alla gente di aver scoperto il prodotto dell’anno dopo anni di affannose ricerche.

Spesso la realtà è ben diversa e fa veramente rabbia vedere gente preparata e con idee veramente all’avanguardia, vedersi rubato tutto in nome di numeri e fatturati fantasmagorici tutti da dimostrare. Riescono a reggere qualche anno finchè qualcuno non decide che è tempo di aggiornare il proprio vecchio catalogo aggiungendoci prodotti che fino a qualche mese prima non sapeva neanche esistessero. L’obiettivo è sempre lo stesso, vediamo chi ha le palle e la bravura di aprire un nuovo segmento di mercato e poi ce lo prendiamo a piene mani!

Ho vissuto una situazione simile in prima persona, dove una distribuzione ben lanciata e che generava numeri più che buoni, dopo anni di sacrifici, è stata completamente fatta a pezzi nel momento in cui un concorrente decise che quel marchio meritava di “meglio”. Così senza neanche accennare ad un contatto diretto con l’azienda distributrice e magari proporre un’alternativa valida alla distribuzione, si decise di andare direttamente alla fonte, srotolare un rotolo di carta igienica con numeri e fatturati futuri e convincere così il produttore che il mercato aveva bisogno di un nuovo retailer.

Si arrivò alla conclusione che la soluzione migliore fosse quella di avere due distributori nazionali!

Risultato? Mercato spaccato, prezzi differenti (chi subentrò si sentì in diritto di abbattere i prezzi per fare quella famosa terra bruciata di cui sopra senza neanche discutere una possibile strategia collaborativa), clienti disorientati, lamentele, problemi, sputtanamento conseguente del prodotto e progressivo abbassamento del target di vendita.

Se andate e chiedere un po’ in giro, a chi questo settore lo conosce veramente e lo ha aiutato ad emergere, troverete storie simili a iosa. La conferma ennessima che a prescindere da tutto, molte volte l’idea, la passione e gli sforzi economici, da soli non bastano.

Ci vuole anche tanta, tanta, tanta, faccia da culo!





Diamo a Cesare Quel Che è Di Cesare

13 03 2010

Sui distributori italiani se ne potrebbero dire a milioni e non sarebbero mai abbastanza, d’altra parte, non bisogna essere un esperto per capire che qualcosa non va. Bisogna però ammettere che la tanto odiata (da loro) importazione parallela made in UK di cui tutti parlano e che si manifesta di solito con prezzi al pubblico decisamente più bassi rispetto ai nostri, ha una sua storia dietro non tanto nascosta.

Molti mi chiedono spesso il perchè di questa differenza e, a pensarci bene, i motivi sono veramente semplici da elencare:

  • Svalutazione della sterlina
  • Fiscalizzazione differente

Il primo punto viene troppo spesso ignorato ma è alla base della caduta libera dei prezzi al pubblico di prodotti quali videogiochi ma anche elettrodomestici, high tech generico, televisori e molto altro ancora. Quello che, al cambio di qualche anno fa, veniva a costare esattamente come in Italia (se non di più) ora, in media, perde dai 15 ai 25€. E’ di qualche mese fa la notizia che i distributori inglesi, in particolare Nintendo, stessero pensando di aumentare il prezzo di vendita al pubblico in modo da rientrare in quella fascia di prezzo che, ad oggi, rimane decisamente lontana.

Il secondo aspetto è sicuramente quello meno conosciuto ma anche più influente sulla politica di vendita che viene adottata da questi, ormai famosi, e-commerce. Prendiamo ad esempio il sito play.com, uno dei primi insieme a cdwow.com, a lanciare la moda dei prezzi stracciati e spese di spedizione gratuite. La sede legale dell’azienda che possiede il dominio è a Jersey, una piccola isola posta nel Canale della Manica, con governo autonomo, quindi in grado di applicare leggi fiscali differenti da quelle adottate nel Regno Unito. L’isoletta in questione è anche classificata ed inserita nel database dei paradisi fiscali redatto dalla OCSE con oltre 30.000 società offshore registrate.

Facciamo uno più uno ed ecco spiegato il perchè di questa grossa differenza tra i nostri prezzi e i loro. Girando per l’Europa, appena possibile, cerco sempre di raggiungere un negozio specializzato così da farmi un’idea del prodotto trattato, come viene venduto e soprattutto a che prezzo. Non mi è mai capitato di trovare cifre inferiori a quelle qui presenti, anzi a volte anche superiori.

I distributori nostrani hanno ernomi colpe, politiche discutibili e pretese spesso eccessive, ma non possiamo certo ignorare che in questo caso specifico, la concorrenza (questa volta estera), si è data decisamente “da fare”.