Made in Gamestop

24 01 2012

Un paio di notizie interessanti su Gamestop. La seconda in particolare fa abbastanza riflettere soprattutto perché si tratta di un argomento trito e ritrito. Finché era l’indipendente a gridare l’allarme poco o nulla è stato fatto, speriamo che ora, con il top player di mercato in gioco, le cose possano effettivamente cambiare.

“GameStop chiude in Irlanda del Nord
Il business è online è stato spostato al sito inglese

Il sito inglese Mcvuk.com riporta che GameStop ha chiuso i suoi tre negozi in Irlanda del Nord e che le operazioni online sono state trasferite al sito inglese Gamestop.co.uk. Restano comunque attivi gli oltre 30 negozi situati nel resto dell’isola irlandese.”

Fonte: e-duesse

“Cristallo: “GameStop bene a Natale ma non grazie al mercato”

Il marketing & merchandising director della catena fa il punto sul Natale trascorso e punta il dito contro i sottocosto sconsiderati della GDS. Nuove aperture nel 2012

Per noi è stato un buon Natale anche se ci aspettavamo qualcosa in più”. Davide Cristallo, direttore commerciale di GameStop commenta così le vendite di fine 2011, enfatizzando il ruolo controproducente rivestito dalle insegne della GD e della GDS che hanno attuato operazioni di sottocosto molto pesanti soprattutto sull’hardware. “Purtroppo i prezzi più bassi di hardware e software non hanno compensato producendo vendite maggiori, anzi: le vendite a volume sono state in molti casi sul mercato addirittura inferiori rispetto allo scorso anno – prosegue Cristallo – e il tutto è stato reso ancora più complicato da un numero di offerte sottocosto che, secondo i dati che ci arrivano dalle principali aziende di auditing, sono quasi triplicate rispetto al Natale scorso. Per fortuna siamo stati in grado di adeguarci alla situazione e di mettere in piedi strategie che ci hanno permesso di raggiungere i nostri obiettivi, che erano molto ambiziosi”. Le operazioni di sottocosto, però, quest’anno si sono rivelate davvero controproducenti e Cristallo invoca un maggior controllo da parte dei produttori. “Questi ultimi devono essere in grado di controllare cosa fa la gente che opera nel mercato – spiega. Non possono semplicemente dire di non essere stati messi al corrente perché in quel caso devono poi mettere in atto azioni concrete per evitare che la situazione si ripeta. Non si vedono mai, per esempio, prodotti Apple venduti sottocosto, quindi controllare quello che fanno i retailer è possibile e non si può accettare che, nel momento di difficoltà, i primi prodotti che vengono svenduti siano sempre i videogiochi”. Altra considerazione importante riguarda l’aumento dell’iva in vigore da metà settembre: “Di fatto le strutture specializzate hanno dovuto assorbire un punto percentuale di margine non potendo cambiare i prezzi al pubblico a causa delle fasce prezzo imposte dall’industria.
Se uniamo questo problema a quello dei sottocosto non gestiti la situazione diventa molto complicata e non ci si deve stupire e lamentare se saranno sempre meno le aziende che avranno la forza e la voglia di investire in questo mercato”. Guardando al futuro, Cristallo si dice più ottimista, soprattutto per quanto riguarda la crescita di GameStop. “Per l’anno nuovo siamo pronti a partire con decisione – conclude – aprendo un buon numero di negozi giù nel primo trimestre del 2012”.”

Fonte: e-duesse





Non è Così Facile

11 03 2010

Una delle cose più difficili da spiegare ad un cliente che chiede con insistenza uno sconticino sulla console/videgioco di turno è che purtroppo, in questo settore, i ricarichi medi sui prodotti sono così ridicoli che la mitica frase “se te lo faccio non ci guadagno nulla”, questa volta vale per davvero!

E’ una frase fatta e giustifico pienamente il sopracciglio inarcato del cliente quando gli si risponde in questo modo, ma vediamo di analizzare la situazione un po’ meglio e cerchiamo di spiegare perchè, a volte, comprare qualche pezzo in più di un determinato prodotto può ridurre, se non addirittura azzerare completamente, il guadagno su di esso.

Prendiamo come esempio l’acquisto di una console PS3, attualmente con un prezzo al pubblico di 299€. A prescindere dalle quantità acquistare, in situazioni di mercato normali e nel caso di realtà indipendenti medio piccole il prezzo di acquisto si aggirerà intorno ai 280€. A fronte di un investimento simile si ottengono ben 19€ lordi di guadagno, capirete quindi che avere anche solo un pezzo fermo a magazzino significa annullare completamente il guadagno ottenuto a meno che non si siano vendute almeno 15 console e, credetemi, non è poi così semplice come potrebbe sembrare. Il discorso non cambia molto per quanto riguarda il videogioco, con la sola consolazione che l’investimento non è sicuramente paragonabile a quello fatto per delle console anche se i rischi rimangono assolutamente gli stessi e non sono certo aiutati dalle politiche di distribuzione di cui ho già parlato in passato.

La catena alimentare videoludica è così suddivisa:

  • Publisher – Distributore – Retailer – Retailer(2) – Cliente
  • Publisher – Distributore – Retailer – Cliente
  • Publisher – Retailer – Cliente

Il primo dei tre livelli di organizzazione, che è anche uno dei più diffusi per quelle piccole realtà nate da poco che non hanno la possibilità iniziale di rifornirsi direttamente dai distributori, è quello con più passaggi con conseguente abbassamento del guadagno finale. Quei 19€ potrebbero anche diventare 10€ o 5€ in base all’incidenza che potrà avere la spedizione sull’acquisto totale della merce e sulle scontistiche praticamente obbligate che verranno applicate dal primo retailer nei confronti del secondo.

Il livello intermedio non è molto differente dal primo con la sola certezza che, essendoci un passaggio in meno, quei famosi 19€ di guadagno tali erano e tali rimarranno.

Il terzo è ovviamente quello più vantaggioso ma, ad oggi, sono poche le realtà privilegiate che possono permettersi di rifornirsi direttamente dai publisher quali Sony, Microsoft e Nintendo (nel caso si parli di console e accessori), o Activision Blizzard, THQ, la sezione gaming di Sony, Microsoft, Nintendo e così via. Parliamo ovviamente di GDO, GDS e gruppi d’acquisto (argomento differente di cui parlerò un’altra volta), le uniche strutture in grado di collaborare direttamente con queste realtà traendone un vantaggio che, per il classico retailer di zona, non potrà mai essere raggiunto.

E’ dura, non lo scopriamo certo oggi, ma se fino a qualche anno fa il mercato permetteva comunque grosse vendite nonostante i bassi ricarichi, oggi la situazione è ben diversa e ci riporta al problema di cui sopra con l’aggravante che, tra crisi e concorrenza sleale, le vendite per i retailer indipendenti si sono decisamente abbassate e, allo stesso tempo, concentrare all’interno di realtà che hanno privilegi assolutamente ingiustificati.





Il Day-One è Sempre Il Day-One

5 03 2010

Il day-one di FFXIII è fissato per il 9/03/2010. Ieri 04/03/2010 il product locator di Gamestop dava questa bella notizia. E poi ci vengono a rompere le palle con minchiate come il personal gamer.





E’ Stato Bello Finchè è Durato

3 03 2010

Come sicuramente molti di voi sapranno, era di un paio di mesi fa la notizia che la famosa rivista The Games Machine a partire dal mese di Gennaio avrebbe smesso di allegare videogiochi. L’editoriale firmato in prima pagina che ne spiegava le ragioni si è scoperto essere un’imposizione da parte dell’editore nei confronti di una redazione a quando pare contraria all’idea.

Probabilmente sono stato uno dei pochissimi a ritenere tale progetto sì rischioso ma anche molto interessante e coraggioso. Un ritorno alle origini che oggi, ovviamente, viene nuovamente stracciato per tornare alle vecchie maniere. Da marzo infatti TGM allegherà nuovamente videogiochi alla rivista e si continuerà come se nulla fosse successo.

Lo so, commercialmente parlando questa scelta non fa una piega, ma come già dissi in passato invece che continuare a sviluppare una rivista, portando nuove idee ed approfondimenti di settore sui wc (luogo sacro per la lettura) di migliaia di videogiocatori, si punta nuovamente sulla vendita diretta di un prodotto che, purtroppo, non è la rivista stessa. Inutile nascondorsi, l’utenza media sceglierà una rivista rispetto all’altra in base al tipo di allegato/i che questa conterrà.

Certo, stiamo pur sempre parlando di Sprea, la casa editrice de “Il mio gatto”, “Professione camionista”, “Il mio giardino” e chi ne ha più ne metta, ma un briciolo di coerenza nelle persone a volte non farebbe male.

Io preferisco ricordarla così





Eccone Un Altro

28 02 2010

Facendo un po’ di zapping sul web, mi è capitato di notare questo adv di un importante distributore italiano che, senza un minimo di fantasia, propone un programma di affiliazione per rilanciare il settore retail indipendente. Analiziamo insieme i punti forti dell’offerta e chiediamoci, nel frattempo, come mai queste iniziative partono sempre dalle menti di grossi/medi distributori nazionali. Ecco l’adv in tutto il suo splendore!

  • Mantenere la tua insegna
    ovvio che sia così, c’è la necessità semplice di acquisire un’affiliazione diretta con il distributore con l’unico vantaggio di rifornire il cliente con i propri prodotti. Cambiare l’insegna significherebbe lanciare un progetto alternativo fatto di campagne pubblicitare e piani di comunicazione. Troppo lavoro, chi avrà mai bisogno di un’alternativa di mercato oggi?
  • Ricevere prodotti esclusive e collector
    punto abbastanza imbarazzante perchè sottilinea come oggi, sul mercato italiano, non tutti i rappresentanti retail possono godere delle stesse possibilità che ha la GDO o, in casi più fortunati, qualche insegna storica. Affiliati e avrai quello che normalmente non ti daremmo.
  • Ottimizzare i costi
    punto incredibilmente vago, ottimizzazione costi in relazione a cosa? Trasporto? Scontistica? Margini? Gestione punto vendita? Demo station gratuite? Prodotti di merchandising? Vuol dire forse che se mi affilio da oggi quel singolo prodotto che compravo prima da te lo otterrò ad un prezzo migliore? Fantascienza!
  • Rispettare i day one
    al mio tre…………hahahahahaha. Che presa per il culo pazzesca!
  • Allineare il prezzi
    stesso concetto espresso due punti sopra, allineare riferito a cosa poi? I giochi costeranno meno in base ai prezzi generati dall’importazione parallela? Costringerete chi fa import selvaggio ad alzare i prezzi? Abbasserete il vostro margine per garantire un guadagno migliore all’affiliato (un miraggio)?
  • Utilizzare gratuitamente il software WebTV
    e cosa diavolo sarebbe? Ipotiziamo sia un software da integrare sul proprio sito per proporre video di nuove uscite o giochi appena rilasciati, trasmetterà qualsiasi cosa o solo prodotti in mano al distributore in questione (1€ a chi indovina di chi stiamo parlando)? Tutto questo senza tener conto che il 90% dell’utenza internet utilizzerà sicuramente altri mezzi per tenersi informata.
  • Realizzare in store promotion
    questo è l’unico punto di un certo interesse. Quasi quasi mi sto convincendo!
  • Beneficiare di strumenti esclusivi per il traffic building
    il traffic building è una tecnica marketing che conosco molto bene e consiste nell’incrementare i contatti/accessi al proprio sito attraverso iniziative di vario genere che possono andare dall’organizzazione di una fiera o evento fino all’utilizzo di adv mirati e perchè no social network. Ovviamente il concetto può essere applicato anche ad altre realtà e in alcuni casi non è necessariamente legato all’aspetto web dell’attivita di nostro interesse, un traffic building può essere attuando anche solo per far parteciapre il più alto numero di persone ad un torneo o semplicemente invitarli a visitare un proprio stand durante una manifestazione. Tutta questa pappardella per dire che anche questo punto, seppur interessante, non dice assolutamente nulla su quali vantaggi effettivi l’affiliato potrà contare, oltre al fatto che una frase messa lì in questo modo è sì bella da vedere ma, onestamente, quanti sanno esattamente cosa significhi?

Purtroppo iniziative e proposte di questo tipo stanno crescendo a vista d’occhio, in un mercato da sempre afflitto da un enorme disgregazione con tanti, troppi distributori che negli anni hanno creato un frazionamento dell’offerta eccessivo. Aggiunto al fatto che, come anche in altri settori, esistono tantissime realtà indipendenti medio/piccole che non hanno mai permesso la creazione di un processo distributivo semplice. Il risultato è che oggi ci si ritrova a combattere una battaglia fatta di affiliazioni, o presunte tali, che hanno il solo scopo di riunire tutte queste realtà in modo da poterle gestire meglio e generare così un database sufficiente per controllare una fetta di mercato comunque importante.

Non c’è alcuna voglia di migliorare l’offerta vera e propria nè di creare alternative vere al fenomeno della GDO/GDS. Mancano idee concrete e questo puntare sul tutti per uno, uno per tutti, sono certo non darà alcun risultato. Basta fare un giro nei vari forum specializzati, cliccare su “cerca” e digitare uno di questi nomi: vippoint, sell-t, gamelife, opengame e altri che sicuramente ora non ricordo.

Sapete quanti risultati otterremmo? Vi lascio indovinare.