Vuoi che muoro?

14 03 2013

Sniper Elite 2 in Warsaw

Premessa, in Italia, come per molte altre cose, il treno è stato ampiamente perso anni fa. Quello che si vede (male) nella foto è un billboard che pubblicizza l’uscita di un nuovo videogioco, Sniper Elite 2. Ve ne sono diversi sparsi per tutto il centro città, un po’ come quando da noi esce il nuovo film di Cristian De Sica (per fortuna il trend, dopo “soli” 10 anni sta un po’ cambiando…..ora c’è anche Massimo Boldi).
Il titolo in question è sviluppato dalla City Interactive S.A. un’azienda polacca specializzata nello sviluppo e vendita di videogiochi in tutto il mondo. Di realtà simili in Polonia ne esistono ormai diverse (una su tutte CD Project). Questo grazie a sovvenzioni ed investimenti fatti dal governo polacco nei confronti di un business, quello videoludico, dal valore ormai ampiamente superiore a quello della musica e praticamente simile a quello de cinema.
Situazioni e realtà simili esistono ovunque in Europa, paesi dell’est inclusi.
Unico “paese” ancora fuori da questo “giro”? Ovviamente l’Italia. Come detto ormai il treno è stato perso (ora recuperare sarebbe difficile e poi “siamo mica qui a scrivere codici di programmassione con la macchina da scrivere?!”), ma quanto mi fa incazzare questa cosa, sapendo che per anni abbiamo insegnato agli americani cosa fosse l’informatica e quando sento gente dire “ma non sei ormai grande per giocare ai videogiochi?”.
Il primo ministro polacco Tusk ha regalato al presidente Obama una copia del videogioco The Witcher come simbolo di modernità ed orgoglio nazionale durante un incontro a Varsavia….noi invece una bandana in testa a Berlusconi come simbolo di un paese vecchio che vuole far finta di sentirsi giovane.





Made in Gamestop

24 01 2012

Un paio di notizie interessanti su Gamestop. La seconda in particolare fa abbastanza riflettere soprattutto perché si tratta di un argomento trito e ritrito. Finché era l’indipendente a gridare l’allarme poco o nulla è stato fatto, speriamo che ora, con il top player di mercato in gioco, le cose possano effettivamente cambiare.

“GameStop chiude in Irlanda del Nord
Il business è online è stato spostato al sito inglese

Il sito inglese Mcvuk.com riporta che GameStop ha chiuso i suoi tre negozi in Irlanda del Nord e che le operazioni online sono state trasferite al sito inglese Gamestop.co.uk. Restano comunque attivi gli oltre 30 negozi situati nel resto dell’isola irlandese.”

Fonte: e-duesse

“Cristallo: “GameStop bene a Natale ma non grazie al mercato”

Il marketing & merchandising director della catena fa il punto sul Natale trascorso e punta il dito contro i sottocosto sconsiderati della GDS. Nuove aperture nel 2012

Per noi è stato un buon Natale anche se ci aspettavamo qualcosa in più”. Davide Cristallo, direttore commerciale di GameStop commenta così le vendite di fine 2011, enfatizzando il ruolo controproducente rivestito dalle insegne della GD e della GDS che hanno attuato operazioni di sottocosto molto pesanti soprattutto sull’hardware. “Purtroppo i prezzi più bassi di hardware e software non hanno compensato producendo vendite maggiori, anzi: le vendite a volume sono state in molti casi sul mercato addirittura inferiori rispetto allo scorso anno – prosegue Cristallo – e il tutto è stato reso ancora più complicato da un numero di offerte sottocosto che, secondo i dati che ci arrivano dalle principali aziende di auditing, sono quasi triplicate rispetto al Natale scorso. Per fortuna siamo stati in grado di adeguarci alla situazione e di mettere in piedi strategie che ci hanno permesso di raggiungere i nostri obiettivi, che erano molto ambiziosi”. Le operazioni di sottocosto, però, quest’anno si sono rivelate davvero controproducenti e Cristallo invoca un maggior controllo da parte dei produttori. “Questi ultimi devono essere in grado di controllare cosa fa la gente che opera nel mercato – spiega. Non possono semplicemente dire di non essere stati messi al corrente perché in quel caso devono poi mettere in atto azioni concrete per evitare che la situazione si ripeta. Non si vedono mai, per esempio, prodotti Apple venduti sottocosto, quindi controllare quello che fanno i retailer è possibile e non si può accettare che, nel momento di difficoltà, i primi prodotti che vengono svenduti siano sempre i videogiochi”. Altra considerazione importante riguarda l’aumento dell’iva in vigore da metà settembre: “Di fatto le strutture specializzate hanno dovuto assorbire un punto percentuale di margine non potendo cambiare i prezzi al pubblico a causa delle fasce prezzo imposte dall’industria.
Se uniamo questo problema a quello dei sottocosto non gestiti la situazione diventa molto complicata e non ci si deve stupire e lamentare se saranno sempre meno le aziende che avranno la forza e la voglia di investire in questo mercato”. Guardando al futuro, Cristallo si dice più ottimista, soprattutto per quanto riguarda la crescita di GameStop. “Per l’anno nuovo siamo pronti a partire con decisione – conclude – aprendo un buon numero di negozi giù nel primo trimestre del 2012”.”

Fonte: e-duesse





Dai Che Ce La Facciamo

14 11 2011

Vi posto questo interessante articolo del nostro prode Jaime D’alessandro giusto per far capire a qualche “vecchio” che in periodi di crisi, due investimenti sulle nuove tecnologie potrebbero anche fare comodo.

“Anche Hollywood si arrende ora comandano i videogame
L’ultimo capitolo della saga di Call of Duty in sole 24 ore ha venduto fra Usa e Inghilterra oltre 6.5 milioni di copie incassando più di 400 milioni di dollari. Avatar di James Cameron si era fermato a 77. Ecco come gli eredi di Lara Croft stanno surclassando Hollywood
di JAIME D’ALESSANDRO

ROMA – Dimenticate Avatar e Guerre Stellari, dimenticate anche la versione cinematografica di Il Signore degli Anelli. Perché il re dell’intrattenimento non vive a Hollywood né in Nuova Zelanda, ma a Encino, paesotto a sud di Los Angeles. E’ qui che ha sede la Infinity Wards, software house che ha appena lanciato il suo ultimo videogame di guerra intitolato Call of Duty: Modern Warfare 3 1. E che da oggi può guardare dall’alto i vari George Lucas, James Cameron e Peter Jackson.

In 24 ore Modern Warfare 3 ha venduto solo fra Stati Uniti e Inghilterra, dove esiste una raccolta capillare dei dati, oltre 6,5 milioni di copie per un giro d’affari stimato di circa 400 milioni di dollari. Cifra impressionate. Non foss’altro perché un blockbuster come Avatar nel suo primo weekend ha portato a casa “appena” 77 milioni negli Stati Uniti e 242 in tutto il mondo. Ma è costato tre volte di più. In secondo luogo perché la serie di Call of Duty a questo punto stabilisce un altro record.

“Al di fuori di Call of Duty”, ha dichiarato Bobby Kotick, amministratore delegato di Activision Blizzard, l’editore, “non c’è mai stato nessun altro franchise nel mondo dell’entertainment che abbia raggiunto risultati del genere. Le vendite ad oggi dell’intera serie superano il box office cinematografico mondiale di Guerre stellari e di Il Signore degli Anelli, due tra le saghe di maggiore successo di tutti i tempi sul grande schermo”.

Che il settore dei videogame fosse solido, con il suo giro di affari da 50 miliardi di dollari l’anno, è cosa nota. Ed è noto anche che negli Stati Uniti c’è una emorragia di spettatori dalle sale cinematografiche, malgrado il lancio del 3D in pompa magna. Ma quel che sta accedendo ultimamente è diverso e ha più a che fare con un mutamento interno all’industria dei videogame. Stanno progressivamente diminuendo il numero dei prodotti di punta, mentre le risorse vengono concentrate su quelli rimanenti. In parole povere si producono meno videogame che però costano molto di più. Megaproduzioni alle quali lavorano anche 500 persone, è il caso di Assassin’s Creed 2, con budget superiori ai 100 milioni di dollari.

“Questo accade perché giochi simili sono gli unici capaci davvero di incassare”, racconta Peter Moore, ex presidente di Sega America, poi diventato vice presidente di Microsoft e ora a capo di Ea Sport, la stessa dei videogame di calcio Fifa 3. “Nell’anno fiscale 2011 abbiamo pubblicato 67 videogame differenti. Nel 2012? Saranno meno di 30. Stiamo tagliando la metà dei giochi e facendolo stiamo aumentando i nostri profitti. Perché concentriamo gli sforzi solo sulle grandi produzioni”.

Come Battlefield 3, che appartiene allo stesso genere di Modern Warfare. Un gioco della Ea che nel primo fine settimana ha venduto anche lui molto, circa 5 milioni di copie. Ma l’exploit dei videogame bellici, i cosiddetti “sparatutto” in prima persona dalle ambientazioni molto realistiche, è in realtà un crescendo. Lo scorso anno, Call of Duty: Black Ops era arrivato a 5.6 milioni di copie con un incasso stimato intorno ai 360 milioni di dollari sempre nei soli Stati Uniti e Inghilterra. Battendo il precedente record del 2009 di Call of Duty: Modern Warfare 2, pari a 310 milioni di dollari e 4.7 milioni di copie vendute nelle prime 24 ore.”

Modern Warfare 3, lo diciamo per inciso, è molto americano nella sua spettacolarità. Narra una fantomatica invasione russa di Europa e Stati Uniti generata da una serie di complotti raccontati nel capitolo precedente. La trama è confusa, a tratti perfino rozza, eppure il ritmo dell’azione, l’impatto delle sequenze, la costruzione delle diverse missioni fra New York, Parigi, l’Africa e il Medio Oriente è tale che diventa difficile smettere di giocare. Esempio, e i numeri lo confermano, di una maestria nel riuscire a catturare l’attenzione che Hollywood non ha più.

Fonte: Repubblica





La Porcata Quotidiana

6 05 2011

Appena avrò un più tempo tornerò a scrivere sul mio blog più di frequente, ho giusto qualche storiella interessante da raccontare.

Nel frattempo occupiamo due righe con la mia nuova rubrica mensile: “le porcate quotidiane”.

PS3 a 199 euro da Saturn

La console Sony in versione Slim con HD da 160GB in sottocosto

L’insegna Saturn, tra le proprie offerte speciali online valide fino all’11 maggio, propone la console PlayStation 3 Slim con hard disc da 160 GB sottocosto a 199 euro e spedizione gratuita a domicilio. Tra le offerte segnaliamo anche Xbox 360 a 149 euro, Kinect a 89 euro, Nintendo DS a 79 euro e Wii Fit Plus a 69 euro ma sono già stati esauriti i pezzi disponibili.

Fonte: e-duesse.it – PS3 a 199 euro da Saturn





Oh Mamma!

24 03 2011

Ne ho già parlato molte volte in passato sottolineandone aspetti cruciali e motivazioni. Di cosa sto parlando? Ma degli store UK on-line ovviamente. Veloce news molto, molto, ma molto interessante:

Il governo Britannico ha deciso di dire no alle scappatoie fiscali per la vendita sottoprezzo on-line di videogiochi.

Diversi siti come Amazon, Play, The Hut, Tesco Direct e HMV hanno infatti finora potuto vendere a prezzi concorrenziali grazie alla sede legale stabilita nel Jersey, dov’è possibile vendere beni di prezzo inferiore alle 18£ (circa 20,60€) senza caricavi sopra l’imposta VAT (equivalente alla nostra IVA) del 20%.

La conseguenza è un gettito fiscale di milioni di sterline perso dall’erario. Il cancelliere George Osborne, nel suo intervento in parlamento, ha citato il fatto come qualcosa a proposito di “Contrastare il continuo marketing e l’uso di aggressivi schemi di elusione artificiale delle tasse.”

Tradotto in termini terreni, è praticamente sicuro che acquistare dai siti UK non sarà più economico come prima.

Fonte Tiscali: Niente più scappatoie sulle tasse per i siti UK





Déjà Vù (Vol.2)

9 03 2011

Io inoltro, perché mi piace, perché mi fa ridere, perché alcuni clienti credono sia colpa mia mentre altri se la prendono con la primavera che tarda ad arrivare.

Il Carbon Edition Supercar Pack sarà disponibile solo prenotando il gioco presso la catena specializzata

Solo per chi prenoterà il titolo Sony (in uscita per Ps3 il prossimo 18 marzo) Motorstorm Apocalypse presso la catena specializzata GameStop (nei negozi oppure sul sito) sarà disponile il pacchetto di contenuti extra Carbon Edition Supercar Pack, che conterrà veicoli aggiuntivi, adesivi per personalizzarli, temi per la dashboard della console, avatar e wallpaper. L’offerta è limitata solo alle prime 200 prenotazioni.

Fate voi che io mi sto stancando.

Fonte e-duesse.it: Motorstorm Apocalypse: contenuti esclusivi solo da GameStop





You Will Be The Next One

9 01 2011

Un amico mi ha inoltrato qualche giorno fa una discussione (a dir la verità un po’ vecchiotta), presa direttamente dal forum di console tribe, relativa alle condizioni di affiliazione ad Opengames. Me ne ha ricordata un’altra molto simile che avevo trovato per caso sul web già diversi mesi fa. Ve le inoltro, con qualche considerazione personale, per darvi un’idea ancora più approfondita su come funziona “la moda del momento” – il franchising.

<mi hanno “consigliato” di editare tutto> – lascio il resto perché ci sono affezionato!

Tirando le somme per l’avvio di un attività in franchising di questo tipo dovrei calcolare un investimento iniziale di xxxxx€ + xxxxx€ circa per l’affitto locale nel caso non sia questo di proprietà. xxxxx€ senza tener conto della fideiussione e senza calcolare ulteriori costi aggiuntivi di gestione. Possono starci (oggi sono buono), lo ammetto, ma un consiglio sincero lo vorrei comunque dare: avete questa cifra e volete assolutamente investire nel settore? Se vi sentite veramente scoperti ed insicuri allora puntate pure dritti al franchising che, sicuramente, potrà coprirvi per bene le spalle sotto molti aspetti ma difficilmente potrà garantire il successo dell’attività. Se invece vi sentite pronti e non vi spaventa il rischio, allora fate tutto in modo indipendente, potrà sembrarvi un suicidio ma esistono meccaniche ed idee che in situazioni differenti non potreste attuare nè sperimentare a causa di vincoli ed obblighi contrattuali. In Italia purtroppo il problema vero è questo, mancano idee e quando queste piano piano si fanno largo sul mercato vengono distrutte dalla paura costante che colpisce l’imprenditore di turno.

Siamo tutti fotocopie, ed i negozi e progetti legati al videogioco ne sono un esempio clamoroso, un po’ di coraggio ed idee non guasterebbero per nulla.





Quattro Salti In Padella

27 10 2010

Da quando ho decido di “aprire” questo blog ho ricevuto spesso richieste di consigli su come avviare un negozio di videogiochi e quali aspetti sarebbe importante conoscere ed analizzare durante la fase di start-up.

Ho pensato quindi potesse essere utile mette giù un paio di righe su quelle cose che, personalmente, terrei sempre a mente quando tra una partita di Fifa ed una sessione di Call of Duty venisse in mente a qualcuno di buttarsi nel magico mondo dei videogiochi.

Ovviamente per molti di voi queste saranno cose già sentire e non aggiungeranno molto alla vostre conoscenze di base, ma spero di fare cosa gradita a chi magari si sente ancora poco preparato sull’argomento.

Esistono ovviamente diversi fattori da analizzare, direi quindi che possiamo cominciare.

Location

Il primo passo è ovviamente quello di analisi del territorio e definizione della location del negozio. Zone ad alto passaggio sono quelle più consigliate perchè in grado di generare movimento (non vendite, attenzione) ed interesse a prescindere dalla reale intenzione di acquisto da parte del cliente. Esistono anche delle alternative che spesso si possono rivelare molto valide e meno costose (aprire in centro città è questione per pochi) come ad esempio zone di periferia ad alto sviluppo o soggette a progetti comunali specifici di riqualificazione. In questo caso sarà sicuremente possibile ottenere sgravi fiscali e vantaggi vari per spingere l’imprenditoria (soprattutto giovanile) a svilupparsi maggiormente in quella zona. L’altro aspetto fondamentale da non dimenticare è l’analisi della concorrenza e la distanza effettiva tra il vostro ipotetico punto vendita e quello di altre insegne. Centri commerciali, punti vendita gamestop & soci, trade indipendente. Nulla deve essere lasciato al caso. Certo, personalmente per quelle che sono le mie idee imprenditoriali e di sviluppo (basate sulla differenziazione più che sul mass market) il progetto ideale sarebbe quello di aprire esattamente di fronte ad uno dei nostri concorrenti, che è in fondo un po’ quello che gli amici di gamestop hanno fatto appena sbarcati in Italia. Rischioso, lo ammetto, ma potenzialmente vincente.

Immagine azienda

Non sempre viene dato il giusto valore a questo aspetto tanto che a volte alcuni business plan che ho revisionato ultimamente lo escludevano a priori. Un punto vendita visivamente accattivante ed ordinato può spesso fare la differenza rispetto a molti ammassi e buchi improvvisati che mi è capitato di vedere in questi anni. Non siamo ad Akihabara nè si può sperare di ricreare quel tipo di ambiente con successo (spunti ovviamente se ne possono prendere), qui l’importante è dare al cliente l’impressione di trovarsi in un posto ben gestito, sempre rifornito, ordinato, competente ed in grado di stimolare l’interesse visivo. Se riuscirete a convincerlo che vale la pena cercare qualcosa senza confonderlo od opprimerlo, vedrete che il successo di vendita migliorerà sicuramente. Precisazione: non sto dicendo di tenere il negozio vuoto, anzi più prodotti ci sono meglio è, ma semplicemente fatelo con giudizio, creare delle zone specifiche e a tema, fate sì che la persona interessata sappia dove dirigersi la prossima volta che verrà a trovarvi.

Fidelizzazione

Il cliente videoludico rappresenta a volte il peggio che uno si possa aspettare, si innamora e disinnamore del tuo negozio nel giro di quattro secondi. Come disse tempo fa un mio ex collega, i clienti sono le peggiori puttane sul mercato. Aveva ragione. La fidelizzazione del cliente è un insieme di passaggi, sudate, rischi, favori, incavolature e pazienza assortita che, se ben gestiti, possono veramente portare una persona a dimenticare quasi totalmente il costo di un prodotto. Siate sempre comunicativi, cordiali, parlate e date informazioni senza aver paura di sentirsi rubare del tempo. Il videogiocatore è paziente, può anche riempirvi il locale per ore e, nonostante quello che molti pensano, può essere un’arma vicente sulla psiche delle altre persone. Vedere un negozio pieno dà alla gente un senso di fiducia nell’ambiente quasi naturale, tanto che non è raro vedere realtà commerciali anche famose puntare sul fake customer, una tecnica che prevede la presenza di persone che si fingono clienti per attirarne di veri. Sistema che personalmente odio ma che esiste a tutti gli effetti. Se possibile cercate inoltre di soddisfare le richieste che vi vengono fatte, anche quelle che vi possono sembrare quasi impossibili, senza però mai dare la certezza di realizzarle. Lasciatevi una via d’uscita concreta e valida, rischiare di deludere il cliente per orgoglio o poca onestà richierebbe di generare un passa parola dal potenziale devastante.

Fornitori

Questo è una mia piccola fissazione ma credo che al giorno d’oggi sarebbe assurdo focalizzarsi immediatamente su di un unico fornitore. E’ comodo certo ma spesso nasconde pericoli che il  mercato videoludico, soprattutto quello trade indipendente, non si può più prendere. Non scartare il discorso import parallelo anche se qualche giornalista amico dei publisher/distributori vi potrà dire il contrario, ora come ora avere un partner da quelle parti potrebbe darvi una grossa mano. Che sia chiara una cosa, non aspettatevi certo di avere particolari garanzie da parte dei publisher/distributori  nostrani, quello che vi proporranno spesso non vi farà poi granchè contenti tra sconti ridicoli e….poco altro. Un’alternativa effettiva a questa gente può esserci ma ne parlerò in un punto più avanti.

Prodotti

Altro mio pallino, differenziatevi, sempre! E non mi fate incazzare! Dovete mettervi in testa che riuscirete a vivere dignitosamente non creando una copia di un negozio gamerush/gamestop/o qualsiasi altro concorrente vi venga in mente, ma dando un’identità unica al vostro negozio. Voi dovete essere unici, partendo dalla proposta commerciale, fatta sì di videogiochi ma anche di tutto quel merchandising che ruota attorndo ad un settore che seppur in calo ha ancora molte frecce al proprio arco. Saper cercare, visitando fiere, eventi, mostre o qualsiasi altra cosa possa darvi un’idea, deve essere il vostro chiodo fisso. Gadget, abbigliamento, editoria, accessori, cercate sempre di avere qualcosa in più prima degli altri. Magari vi durerà poco, forse dopo un paio di mesi vedrete il vostro prodotto spacciato per esclusiva di qualche insegna a caso ma non demordete, voi avete le idee prima di tutto e questo, volente o nolente, fa sempre la differenza.

Franchising

Alternativa che non mi è molto simpatica ma che può dare, a chi non si sente particolarmente pronto e ferrato in materia, una base da cui partire sentendosi le spalle coperte. Esistono diversi programmi (diciamo pure troppi), alcuni delle vere e proprie porcate atte semplicemente a raggruppare il maggior numero di referenze sotto un unico distributore, altre che invece hanno una struttura base e dei vantaggi di affiliazione abbastanza buoni. Stock rotation, gestione dell’usato, maketing in store e altre belle cose che non fanno mai male. A voi la scelta.

Queste sono solo due righe di base, ovviamente il discorso è talmente ampio che mi ci vorrebbe un business plan apposito (lo volete? Ve lo faccio pagare, carissimo!) ma per qualsiasi domanda o dubbio, sono a disposizione, oggi mi sento fottutamente gentile.

Cordiali saluti!





Concorso Di Colpa

29 09 2010

Ne parlo spesso, così come spesso tendo a porre l’accento sulla rottura del day-one da parte delle solite insegne gd. Ovviamente non sono le sole e visto che il fratellino di 10 anni me lo ha rinfacciato credo sia giunto il momento di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, mettendo in mezzo anche il caro (a me) settore trade indipendente.

Quali sono le cause e perchè la rottura del fatidico giorno uno va tanto di moda?

Grande Distribuzione:

premetto di aver escluso dalla lista gamestop che merita un discorso tutto suo. Il perchè la gd tenda sempre più spesso a seguire questa moda non è molto difficile da capire, in pratica lo fanno per…..ignoranza. Semplicemente, come già constatato diverse volte, il commesso di turno vedendosi arrivare la merce a magazzino decide di metterla in vendita da subito ignorando l’esistenza di una postilla piccola piccola che fa riferimento al grande giorno. Perchè avviene questo? Forse l’insegna di turno non si è sentita in dovere di comunicare la data precisa per la messa in vendita del prodotto, il commesso/a non ne è a conoscenza (doloroso ma legittimo) o semplicemente vale la pena fregarsene visto che alla fine il core business di queste realtà è completamente un altro. Non è certo per vendere qualche copia in più, tanto per quello c’è sempre il sottocosto a dare un mano.

Nel frattempo:

Gamestop:

qui il discorso è un po’ diverso, visto che in linea di massima tutto si può dire agli americani tranne che non rispettino le direttive. Le circolari con le comunicazioni sul day-one girano che è una bellezza e, salvo qualche eccezione, la voglia profonda è quella di starsene tranquilli fino all’ora x. Quindi? Nulla di nuovo sotto il sole! Le situazioni di rottura avvengono per vendita sotto banco da parte di qualche commesso un po’ troppo generoso con l’amico di turno e sicuro che alla fine nulla succederà. Qualche caso di licenziamento a quanto ho sentito in giro c’è stato ma la moda, come sapere, è dura a morire. Vedere per credere:

L’altra situazione è, invero, un po’ paradossale anche se ha in sè una certa logica. Qualche concorrente fa il furbo? Allora lo seguo a ruota. Fatta la legge trovato l’inganno. Fatta la cazzata, tutti dietro.

Trade indipendente:

poco da dire, oggi come oggi lo fanno praticamente quasi tutti appena ve ne è la possibilità, ergo quando il corriere/distributore decide di farti avere la merce. Ovviamente gli sfigati che ricevono il tutto addirittura un giorno dopo il day-one si attaccano, non hanno problemi di allocazione prodotto quindi dovrebbero solo stare zitti! (cit.)

Dovendo così contrastare quella maledetta malattia chiamata concorrenza sleale, la rottura del day-one è stata una delle prime “soluzioni” cui il settore di riferimento ha fatto proprie. E’ sbagliato, non ci piove, ma fa anche fottutamente pensare.

Anche perchè mentre ci trastulliamo felici con la nostra copia di Fifa 11, una famosa catenza retail inglese lancia l’ennesimo grido d’allarme.

Simon Fox, CEO e managing director di HMV, importante catena inglese specializzata in tutto ciò che è entertainment (film, libri, videogiochi, ecc.), teme che in Inghilterra i rivenditori specializzati possano scomprarire se le catene della GD (Tesco, Asda) non smettono di vendere i titoli più importanti sottocosto. Lo scorso anno top title quali Fifa e Call of Duty sono usciti in GD a prezzi ben al di sotto del prezzo consigliato di 40 sterline. Secondo Fox la politica di vendere sottocosto rischia di danneggiare l’intera industria e soprattutto i retailer della “High Street” (gli specializzati dei centri metropolitani), concentrando un potere d’acquisto troppo elevato nelle mani di insegne che non fanno del videogioco un prodotto cardine, usandolo solo per attirare clienti verso l’acquisto di altre categorie merceologiche. Fox ha precisato di comprendere la decisione da parte dei publisher di vendere alla GD grandi quantità di prodotto ma ha sottolineato come la politica del sottocosto rischi di creare una situazione in cui, tra qualche anno, i publisher avranno solo due alternative come sbocco distributivo: direct to consumer (via download digitale) oppure attraverso i supermercati.

Fonte: HMV contro la GD in UK

Update:

Blockbuster ha reso noto ufficialmente, tramite un comunicato stampa, di aver anticipato a oggi il dayone di Fifa 11, inizialmente previsto per l’1 ottobre. In realtà però la “febbre del calcio” ha reso piuttosto movimentato il lancio del simulatore targato EA, di cui, certe insegne della Gdo, avevano già scontrinato (secondo voci del trade) alcuni pezzi addirittura tra sabato e lunedì scorso. Il publisher è tempestivamente intervenuto per bloccarne la distribuzione, ma pare proprio che da oggi Fifa 11 sia disponibile, oltre che da Blockbuster, anche in tutti gli altri punti vendita a cui il titolo è stato consegnato.

Fonte: Fifa 11 disponibile da oggi





L’Eccezione Che Conferma La Regola

13 09 2010

In un mondo fatto di sotto costi giornalieri e premi di fine anno come se piovesse ho avuto la fortuna in passato di imbattermi in una realtà commerciale della grande distribuzione decisamente fuori dalla norma, la Fnac.

Il buyer della suddetta catena è sempre stato molto disponibile, oltre al fatto di lavorare probabilmente nell’open space più bello che abbia mai visto, un angolo che sputava “nerdaggine” da ogni gadget e che sicuramente rappresenterebbe il meglio che ogni videogiocatore collezionista che si rispetti vorrebbe avere.

Durante uno dei vari incontri avuti mi ha lasciato particolarmente colpito un’osservazione su quelli che sarebbero dovuti essere i prezzi al pubblico medi applicando una percentuale di ricarico umana e non la classica “5€ in meno…no facciamo 10€ che ho media world di fianco a rompermi le palle”. Purtroppo il più delle volte questa politica risultava essere controproducente sia per il prezzo finale che risultava spesso fuori mercato (peccato si parli di una normalità regolata da un continuo gioco al ribasso) sia per i costi di base eccessivamente alti che gli stessi distributori andavano a proporre.

Fu soprattutto quest’ultimo punto a lasciarmi senza parole, dove addirittura una realtà che potenzialmente dispone di un potere d’acquisto maggiore rispetto ad un classico negozio trade e quindi in grado di “tirare maggiormente il prezzo”, si vede costretta ad un adattamento al ribasso per evitare di ritrovarsi nella situazione sopra descritta. Se non ricordo male il gioco in questione era Street Fighter IV che non a caso è stato anche uno dei titoli che ha subito i maggiori effetti dell’importazione parallela e dove spesso il costo da sostenere, inclusa la spedizione estera, era di 10/15€ più basso rispetto a quello del distributore ufficiale (una guida di multiplayer.it in omaggio a chi indovina di chi si tratta).

Forse non è un caso che alla fine della fiera anche Fnac sia caduta in tentazione ed abbia, ormai da qualche mese, intrapreso l’oscura strada del ritiro prodotti usati per l’acquisto del nuovo. Una strada che inevitabilmente sta portando anche alla vendita di videogiochi di seconda mano a prezzi eccessivamente alti.

Una conseguenza che conferma per l’ennesima volta concetti ormai ripetuti quasi alla noia e che, come al solito, rimangono inascoltati. Una situazione di accerchiamento in cui la lotta al prezzo selvaggio ha portato solo piccoli vantaggi al cliente finale (i veri affari si fanno altrove) mentre ha generato una faida tra segmento trade e gd con conseguenze devastanti.

Proprio come insegnano quei grandissi figli di……….media world qua sotto:

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