Come Dicevo…

25 11 2011

…ci sono paesi leggermente più avanti del nostro.





Dai Che Ce La Facciamo

14 11 2011

Vi posto questo interessante articolo del nostro prode Jaime D’alessandro giusto per far capire a qualche “vecchio” che in periodi di crisi, due investimenti sulle nuove tecnologie potrebbero anche fare comodo.

“Anche Hollywood si arrende ora comandano i videogame
L’ultimo capitolo della saga di Call of Duty in sole 24 ore ha venduto fra Usa e Inghilterra oltre 6.5 milioni di copie incassando più di 400 milioni di dollari. Avatar di James Cameron si era fermato a 77. Ecco come gli eredi di Lara Croft stanno surclassando Hollywood
di JAIME D’ALESSANDRO

ROMA – Dimenticate Avatar e Guerre Stellari, dimenticate anche la versione cinematografica di Il Signore degli Anelli. Perché il re dell’intrattenimento non vive a Hollywood né in Nuova Zelanda, ma a Encino, paesotto a sud di Los Angeles. E’ qui che ha sede la Infinity Wards, software house che ha appena lanciato il suo ultimo videogame di guerra intitolato Call of Duty: Modern Warfare 3 1. E che da oggi può guardare dall’alto i vari George Lucas, James Cameron e Peter Jackson.

In 24 ore Modern Warfare 3 ha venduto solo fra Stati Uniti e Inghilterra, dove esiste una raccolta capillare dei dati, oltre 6,5 milioni di copie per un giro d’affari stimato di circa 400 milioni di dollari. Cifra impressionate. Non foss’altro perché un blockbuster come Avatar nel suo primo weekend ha portato a casa “appena” 77 milioni negli Stati Uniti e 242 in tutto il mondo. Ma è costato tre volte di più. In secondo luogo perché la serie di Call of Duty a questo punto stabilisce un altro record.

“Al di fuori di Call of Duty”, ha dichiarato Bobby Kotick, amministratore delegato di Activision Blizzard, l’editore, “non c’è mai stato nessun altro franchise nel mondo dell’entertainment che abbia raggiunto risultati del genere. Le vendite ad oggi dell’intera serie superano il box office cinematografico mondiale di Guerre stellari e di Il Signore degli Anelli, due tra le saghe di maggiore successo di tutti i tempi sul grande schermo”.

Che il settore dei videogame fosse solido, con il suo giro di affari da 50 miliardi di dollari l’anno, è cosa nota. Ed è noto anche che negli Stati Uniti c’è una emorragia di spettatori dalle sale cinematografiche, malgrado il lancio del 3D in pompa magna. Ma quel che sta accedendo ultimamente è diverso e ha più a che fare con un mutamento interno all’industria dei videogame. Stanno progressivamente diminuendo il numero dei prodotti di punta, mentre le risorse vengono concentrate su quelli rimanenti. In parole povere si producono meno videogame che però costano molto di più. Megaproduzioni alle quali lavorano anche 500 persone, è il caso di Assassin’s Creed 2, con budget superiori ai 100 milioni di dollari.

“Questo accade perché giochi simili sono gli unici capaci davvero di incassare”, racconta Peter Moore, ex presidente di Sega America, poi diventato vice presidente di Microsoft e ora a capo di Ea Sport, la stessa dei videogame di calcio Fifa 3. “Nell’anno fiscale 2011 abbiamo pubblicato 67 videogame differenti. Nel 2012? Saranno meno di 30. Stiamo tagliando la metà dei giochi e facendolo stiamo aumentando i nostri profitti. Perché concentriamo gli sforzi solo sulle grandi produzioni”.

Come Battlefield 3, che appartiene allo stesso genere di Modern Warfare. Un gioco della Ea che nel primo fine settimana ha venduto anche lui molto, circa 5 milioni di copie. Ma l’exploit dei videogame bellici, i cosiddetti “sparatutto” in prima persona dalle ambientazioni molto realistiche, è in realtà un crescendo. Lo scorso anno, Call of Duty: Black Ops era arrivato a 5.6 milioni di copie con un incasso stimato intorno ai 360 milioni di dollari sempre nei soli Stati Uniti e Inghilterra. Battendo il precedente record del 2009 di Call of Duty: Modern Warfare 2, pari a 310 milioni di dollari e 4.7 milioni di copie vendute nelle prime 24 ore.”

Modern Warfare 3, lo diciamo per inciso, è molto americano nella sua spettacolarità. Narra una fantomatica invasione russa di Europa e Stati Uniti generata da una serie di complotti raccontati nel capitolo precedente. La trama è confusa, a tratti perfino rozza, eppure il ritmo dell’azione, l’impatto delle sequenze, la costruzione delle diverse missioni fra New York, Parigi, l’Africa e il Medio Oriente è tale che diventa difficile smettere di giocare. Esempio, e i numeri lo confermano, di una maestria nel riuscire a catturare l’attenzione che Hollywood non ha più.

Fonte: Repubblica





Dicevamo?

9 11 2011

Non ne sono granché contento ma me lo aspettavo da tempo.

AMAZON, PLAY.COM, TESCO, HMV to be affected as UK VAT loophole closes
09 November 2011

The UK government has announced plans to abolish Low Value Consignment Relief (LVCR) for goods shipped from the Channel Islands to the UK from 1 April 2012. This will affect CD and DVD sales for retailers including Amazon, Play.com, Tesco and HMV, which were all using the loophole to reduce prices on items for the UK market. The government said that LVCR will continue to apply to goods coming from other countries outside the European Union.

Fonte: Planet Retail





L’Abisso Culturale

5 11 2011

Sono di recente tornato da una breve trasferta in UK dove non ho potuto fare a meno di constatare, per l’ennesima volta, il divario culturale ed economico che esiste con il nostro paese quando si tratta di discutere e parlare di videogiochi.

Ho avuto la fortuna di recuperare la mia classica copia di Edge (quello vero!) e, sfogliandolo, tra una pubblicità e l’altra, un’editoriale serio ed un altro meno, sono arrivato alla fantastica sezione dedicata alle offerte di lavoro. Crytek, Ubisoft, Microsoft, una serie interessantissima di opportunità che il nostro paese, per motivi ormai tristemente noti, non è ancora in grado di offrire.

Stesso discorso quando, osservandomi un po’ in giro, non vedevo altro che richiami, advertising, eventi dedicati al nostro amato hobby&work. Tutto su di un altro pianeta, fino ad arrivare all’Holiday Inn che tra i vari servizi offre anche l’affitto di console varie con gli ultimi titoli disponibili per essere giocati durante tra una pausa e l’altra.

Si parla di videogiochi in modo vero, si scrive di videogiochi in modo vero, si fa business con i videogiochi in modo vero (qui siamo ancora a Games Bond che dopo anni scopre di dover puntare in modo specifico anche sul merchandising videoludico!!!).

Tutto questo mentre in un altro paese da me spesso visitato, la Polonia, il fenomeno console si sta piano piano affermando, grazie anche ad un crescente potere d’acquisto che permette di accedere a prodotti fino ad allora eccessivamente cari. Dove sta la curiosità in tutto questo? Due o tre anni fa i titoli console costavano in media 60/70€ (al cambio di allora), ora siamo sui 40/50€, top title compresi. E questo nonostante il distributore vero ed unico del paese sia Cd Projekt.

Un’annetto fa circa l’iva in Polonia è passata dal 22% al 23%

“Sony Computer Entertainment Italia sta procedendo al riposizionamento del prezzo dei prodotti PlayStation

Sony Computer Entertainment Italia, l’azienda che distribuisce nel nostro Paese i prodotti PlayStation, ha reso nota la propria posizione ufficiale sull’aumento dell’aliquota IVA. Ecco il comunicato integrale: Sony Computer Entertainment Italia – azienda responsabile della distribuzione sul territorio italiano di hardware e software a marchio PlayStation, con l’obiettivo di garantire la completa trasparenza delle proprie politiche commerciali nei confronti di consumatori e retailer, comunica che sta procedendo al riposizionamento del prezzo consigliato al pubblico per i propri prodotti – hardware, software e periferiche – in conformità alla legge 148/2011 sull’aumento dell’aliquota IVA; fermo restando che il rivenditore sarà libero di praticare il prezzo finale al pubblico a suo insindacabile giudizio.”

Fonte: Aumento IVA: la posizione di SCE Italia

Finisco con una bella riflessione, ancora made in Edge, in cui viene fatto notare come l’attuale tattica dei DLC sia quella di diventare, in fase di pre-order, un motivo trainante per vendere una particolare copia rispetto ad un’altra. Ci si trova così ad una versione di Play.com, una di Amazon, una di Game, una di Gamestop, una di Tesco e così via.

Fottuto mercato malato.

Ed ora beccatevi gli arretrati.

“Il primo ministro Irlandese, Enda Kenny, crede che il potenziale dell’industria sia fenomenale e prevede di raddoppiarne le dimensioni entro il 2014

Per risollevare la sua economia balbettante, che contende all’Italia il ruolo di “I” nell’acronimo P.I.G.S. (in cui vengono inclusi i quattro Paesi europei in maggior difficoltà economica, insieme a Portogallo, Grecia e Spagna), l’Irlanda punterà sull’industria videoludica. Lo studio “Games Sector in Ireland: An Action Plan for Growth”, portato avanti da Forfàs, la commissione irlandese per l’imprenditoria e la scienza, dimostra che negli ultimi 7 anni l’industria videoludica irlandese ha quintuplicato il numero di persone impiegate, raggiungendo quota 2.000 posti di lavoro, ma che questo numero potrebbe più che raddoppiare, raggiungendo i 4.500 dipendenti, entro il 2014. Il primo ministro irlandese, Enda Kenny, ha definito “fenomenale” il potenziale di crescita dell’industria videoludica domestica e ha promesso di supportare il piano di Forfàs di creare un Centro di eccellenza per l’industria produttiva videoludica sfruttando la politica fiscale irlandese che favorisce gli investimenti stranieri. Varie aziende tecnolgiche, tra cui Microsoft, già da tempo hanno aperto centri di supporto sull’isola; l‘ultima in ordine cronologico è stata Bioware, che ha aperto la sua prima filiale non americana a Galway per offrire customer support 24 ore su 24 al suo titolo mmorpg Star Wars: the Old Republic, in uscita a dicembre.”

Fonte: L’Irlanda punta sul gaming per risollevarsi

“La catena specializzata guidata da Franco Cicchello punterà sempre di più anche su gadget e toys, mentre le nuove aperture guarderanno anche agli street store

La catena specializzata in videogame Games Bond, guidata dal direttore commerciale Franco Cicchello, ha raggiunto lo scorso settembre gli 11 punti vendita di proprietà, che, uniti ai negozi gestiti con contratto esclusivo di franchise, arrivano a un totale di 70 realtà. L’aumento dei negozi però, come spiega Cicchello a E-Duesse, non sarà una priorità: “Per il futuro punteremo più sulla qualità dei negozi, sul loro lay out e sulle performance. Il trade tradizionale sta facendo fatica nonostante l’abbondanza di ottimi titoli in arrivo. Ma è proprio in questi momenti che chi ha le risorse e la volontà di rilanciare investendo sul proprio business, può ottenere dei risultati. Abbiamo convolto nell’ultimo anno nuove realtà, mentre abbiamo deciso di terminare il rapporto con altre: la priorità rimane la qualità dei negozi, cerchiamo affiliati che abbiano voglia di spingere”. La peculiarità dei punti vendita Games Bond, ovvero il mix dell’offerta che include gadget, action figure e toys (più o meno affini al mondo videoludico), verrà ulteriormente ampliata: “Sul fatturato dei negozi i side busienss pesano già più del 30%”, spiega Cicchello. “Proprio per questo motivo nel 2012 sperimenteremo dei format di negozi che trattano solo questa tipologia merceologica e dove magari inseriremo i videogiochi come contorno”. Anche a proposito delle aperture future, le location urbane torneranno una priorità: “I centri commerciali non aprono più ai ritmi di qualche anno fa e molti stanno soffrendo, soprattutto a causa dei costi di mantenimento esorbitanti per chi decide di presidiarli. Piuttosto che aprirne di nuovi bisognerebbe rilanciare quelli più datati per dare nuova linfa ai negozi, come avvenuto al Fiordaliso di Milano. Come dimostrato dall’ultima apertura in centro a Borgomanero gli street store potrebbero tornare anche per noi una priorità, a patto di trovare delle location d’appeal”.”

Fonte: Nuova Strategia per Games Bond

L’unica notizia seria, non una rivoluzione, non cambierà nulla nel modo di fare business in Italia ma ogni tanto qualche notizia sul trade indipendente arriva:

“Il sito legato ai negozi World Games è stato completamente rinnovato nella grafica e nei contenuti

GameStart.it, uno dei siti più attivi nell’e-commerce videoludico in Italia, ha subito un restyling completo per renderlo più intuitivo e immediato. I cambiamenti riguardano soprattutto il layout grafico, che mostra un cambiamento netto rispetto alla versione precedente, attiva dal 1995. Il sito, infatti, è nato all’epoca delle console a 32 bit. “Vendere online non è mai facile ma il nostro vantaggio è che possiamo vantare una clientela storica e affezionata, che ci ha seguito negli anni”, spiega Umberto Braglia, socio di World Games e, in precedenza, amministratore unico del sito. “Un altro grande vantaggio di Gamestart rispetto a molti competitor dell’e-commerce è che, potendo sfruttare il magazzino dei negozi World Games, siamo in grado di garantire consegne in tempi rapidissimi e questo è l’elemento che più è stato apprezzato negli anni”. Oltre alla nuova grafica, il nuovo sito di GameStart offrirà nuovi prodotti, tra cui una sezione dedicata al retrogaming e una dedicata alle sempre più popolari action figure dell’anime giapponese, per un offerta completa, da vero negozio specializzato, a cui si aggiungono anche le possibilità uniche offerte dall’online. Per facilitare gli acquisti o scambiarsi informazioni si potrà infatti accedere al blog Gamestartnews.it, dove sono presenti rubriche quali Import Games, Retrogames e Humor.”

Fonte: Rinasce Gamestart.it