In questi giorni ho passato diverso tempo con molte persone appassionate di vecchia data, a discutere sul dove erano soliti acquistare videogiochi, il perchè e se, nel complesso, fossero soddisfatti della proposta commerciale offerta dal mercato attuale.
I nomi venuti fuori sono ovviamente i soliti, Media World – Euronics – Saturn – Gamestop, con la netta vittoria di quest’ultimo per quanto riguarda la frequenza d’acquisto di un prodotto. Mi ha sorpreso, anche se solo in parte, non sentire nessuno pronunciare la magica frase “io vado nel mio caro e vecchio negozietto di fiducia”. Ce ne sono pochi, molti ormai sopravvivono grazie alla clientela affezionata rimasta (i clienti sono puttante, poco da dire), pochi hanno la forza di rinnovarsi e di affrontare una campagna di comunicazione concorrenziale. Aggiungiamo poi il fatto che spesso soffrano di una concorrenza sleale e malsana da parte della GD ed ecco che la mia sorpresa va velocemente a farsi benedire (speravo solo di trovarne ancora qualcuno!).
Ci sono però un paio di aspetti, da tutti condivisi, che mi hanno fatto riflettere molto. Il primo riguarda un senso di costrizione all’acquisto dove la mancanza di una concorrenza vera, fatta anche e soprattutto di negozi specializzati “old style”, non dia nessuna altra opportunità se non quella di rifornirsi costantemente dalla catena di turno. Quando in una stessa città ci sono sette od otto Gamestop a farsi concorrenza da soli, ci si rende chiaramente conto come lo sterminio attuato da questi signori in questi ultimi anni abbia dato i suoi frutti. Alcuni maturi (per loro) altri marci (per il mercato).
L’altro aspetto analizzato fortemente riguarda quella sensazione di risparmio rispetto al passato che, in realtà, nessuno percepisce effettivamente. Passata l’euforia iniziale del “porta dietro roba vecchia per acquistare il nuovo” ci si è resi conto che l’effettivo risparmio dietro offerte di questo tipo non è mai esistito. I giochi da rendere diminuiscono costantemente, la loro valutazione idem, mentre il costo dell’usato è ormai fuori mercato, si ritorna così all’acquisto classico del nuovo a prezzi assolutamente in linea, se non addirittura maggiori, con quelli proposti dalla concorrenza (altro aspetto già analizzato molte altre volte).
Viene fuori infine che si sente la mancanza cronica di un reparto import Jap/Usa serio, fatto di uscite costanti o di ordini specifici su richiesta del cliente.
Certo una nota positiva c’è ed è rappresentata dalla costante fornitura di prodotto, in particolare di limited edition, con possibilità di essere prenotate largamente in anticipo e con la garanzia di avere il prodotto al day-one (o addirittura prima, in base a come girano le palle alla concorrenza). Peccato che questo aspetto denoti in primis come ormai le limited edition, almeno per gli appassionati, rappresentino un plus in grado di spostare parte delle vedite e dall’altro il fatto che la loro distribuzione elitaria, disomogenea e sleale non faccia altro che sbilanciare costantemente il mercato verso strutture più grandi a discapito di quelle poche realtà storiche ormai rimaste.
La massificazione del mercato a cui attinge costantemente la GD è sicuramente il punto su cui molti ora stanno puntanto, perdendo così molti aspetti che negli anni passati contribuivano a differenziare il mercato ed una clientela che tutt’ora esiste ed è molto forte, rendendolo sicuramente più vario e concorrenziale di quanto non lo sia quello monotono e fotocopia di oggi.