Circa un anno fa decisi di regalare ad un amico l’abbonamento alla rivista Game Pro. La storia di come sia finita la favola e del perchè la conoscono ormai anche i sassi, così per correre ai ripari Sprea Editori decise, giustamente, di rimborsare parte dell’abbonamento già pagato sostituendo i numeri rimanenti con quelli di un’altra rivista a scelta.
Indeciso fino alla fine tra “Professione Camionista” e “The Games Machine (TGM)” ho optato per quest’ultima essendo una rivista storica a cui mi sento molto legato. La seguo da tempi immemori ed è stata una compagna fedele nella mia maturazione come appassionato di videogiochi.
Una passione che coltivo da più di vent’anni e che mi ha permesso di vivere costantemente lo sviluppo di questo nuovo medium arricchendo così un bagaglio culturare che reputo di sicuro molto ampio.
Con il tempo mi sono così ritrovato a veder cambiare/sviluppare le mie preferenze, sia in ambito videoludico (ho iniziato con il commodore 16 e mi ritrovo ora circondato da console di ogni tipo) che editoriale. Diciamo pure che con il passare degli anni, dopo averne viste di tutte, si tenda a diventare sempre più esigenti e, allo stesso tempo, molto meno “impressionabili”. Aggiungiamo il fatto che nel frattempo ne ho fatto anche un lavoro ed ecco che il simpatico quadretto viene facilmente incorniciato.
Riprendendo la rivista dopo tanto tempo (proprio per il mio interesse sempre più legato al mondo console rispetto a quello pc), ho notato come la lettura di questa fosse spesso molto veloce, non vedevo particolari spunti di interesse, i dossier mi sembrano ben scritti ma già sentiti e letti mille volte, così come gli editoriali o contro editoriali.
Avevo continuamente la forte sensazione di avere tra le mani una rivista già letta.
Per un attimo mi è sembrato di vedere una mezza luce in fondo al tunnel quando per un paio di numeri si è cercato di analizzare (male) il business che agita costantemente il nostro hobby preferito, purtroppo è durato poco ed il perchè ovviamente lo posso solo ipotizzare (nessun all’interno della redazione sa in realtà come funziona realmente il “dietro le quinte”).
Ovviamente non è una questione di redazione che, nonostante non sia più quella di una volta, rimane comunque molto valida, nè della rivista in sè che può contare su di una struttura ormai consolidata e che a quanto pare resiste grazie allo zoccolo duro di fedeli lettori o a quello occasionale grazie al gioco allegato. E’ una questione personale in cui dopo tanti anni spesi tra videogiochi, riviste, internet e lavoro si ha la continua sensazione di aver già visto e sentito tutto con l’esigenza, comunque legittima, di accrescere la propria cultura videoludica attraverso qualcosa di nuovo.
Riviste “alternative” come Edge o Videogiochi risultano forse più adatte a quello ora sono diventato, ma allo stesso tempo mi danno la sensazione che, sotto certi punti di vista, alcuni aspetti di questo settore siano gli stessi di vent’anni fa e che nulla sia cambiato veramente da allora.
Pirateria, durata dei videogiochi, prezzi, spedizioni, corrispondenza, la pubblicità di Bit World, problematiche legate al business di settore, l’editoria stessa….tutto uguale.
Vedremo cosa ci riserverà il futuro, nel frattempo torno a leggere Consolemania.